Gruppo Giovani

Il gruppo
È evidente che il movimento dei Cursillos di cristianità è nato da un gruppo di giovani, strettamente legati da una profonda amicizia, che condividevano sogni, successi ed insuccessi.
Il gruppo diede origine al Cursillo e non viceversa! Questo deve essere un punto fermo nella nostra analisi se vogliamo comprendere e realizzare gli ideali del movimento.
Fino al 1949 tutti coloro che avevano partecipato ai cursillos mantenevano frequenti e spontanei contatti tra di loro che sfociavano naturalmente nella formazione di gruppi di amici che, insieme, progettavano e realizzavano le loro azioni apostoliche.
Il moltiplicarsi dei cursillos obbligò Eduardo a riflettere su un metodo per canalizzare i nuovi corsisti, favorendo ciò che fino a quel momento era stato spontaneo.
L’amicizia era e doveva restare il cardine essenziale del postcursillo.
Nacque così l’idea del gruppo e, di conseguenza, la riunione di gruppo, inserita nel metodo fin dal 1949, e che negli anni successivi è stata variamente interpretata in molti paesi, suscitando spesso profonda amarezza nel gruppo fondatore.
Ritengo pertanto opportuno soffermarmi su come Eduardo ed i suoi amici hanno pensato questi elementi fondamentali del dopo cursillo.
Innanzitutto è opportuno distinguere i gruppi in due categorie, i gruppi primari (quelli con chi vuoi…) ed i gruppi secondari (quelli con chi devi…).
Lo scrittore Unamuno scrisse: “La verità vi farà amici” e questa affermazione può essere considerata base del gruppo primario.
Al Cursillo partecipano non tanto le persone che non credono in Dio, al Cursillo partecipano soprattutto persone che non credono più nell’Uomo.
La nostra è una esperienza che vuole ridarci la fiducia persa consentendoci di convivere e condividere con degli amici ciò che al Cursillo si è scoperto.
Eduardo dice che ogni individuo ha due poli, uno personale riferito alla persona in concreto ed uno sociale riferito all’ambiente in cui si vive.
Il Gruppo primario è legato al polo personale… è il gruppo “con chi vuoi…” costituito da poche persone (al massimo sei), legate da una profonda e radicata amicizia; amici che condividono anche il quotidiano incontrandosi spesso con le famiglie, condividendo gioie e dolori, andando in vacanza insieme… Si tratta, pertanto, di un gruppo che si forma spontaneamente, cementato dall’amicizia e dall’amore verso Cristo, che si riunisce regolarmente per condividere la vita di fede e il lavoro apostolico.
È la riscoperta dell’amicizia, il più nobile dei sentimenti che possono legare gli uomini tra di loro, come Gesù stesso ripetutamente ci dice nel Vangelo: “Voi siete miei amici…”, “Non c’è un amore più grande di colui che da la vita per i propri amici…”
È Cristo stesso l’Amico per eccellenza, Colui che ogni corsista incontra nel Tabernacolo… “Ho incontrato un Amico” è la espressione ricorrente al rientro da ogni corso.
Ma è pur vero che l’amicizia non può essere certamente imposta, non si può creare artificiosamente: essa deve nascere spontanea, favorita dall’amore verso Cristo ed il Suo Vangelo.
Il Gruppo primario deve essere stabile anche se non vincolante; non si deve riunire perché bisogna fare questo o quello… il gruppo si riunisce perché si è amici, perché asi è incontrato Cristo e si vuole andare oltre…
Nel gruppo si deve vivere e condividere l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo, cercando di guardare sempre più in profondità dentro il proprio animo.
Ogni gruppo primario vive i suoi momenti di verifica nella cosidetta “riunione di gruppo” che si svolge secondo gli schemi che ben conosciamo:
o Invocazione allo Spirito Santo
o Verifica del treppiede
o Momenti vicino a Cristo
o Progetto dell’azione apostolica per la settimana successiva
o Preghiera di ringraziamento
Non è importante la riunione… sono importanti le persone che la compongono… che si propongono di essere più amici per poter essere più cristiani… si propongono di essere più cristiani per essere più amici…
Si innesca una dinamica di apertura e condivisione con i fratelli di:
o Quello che viviamo…
o Quello che vogliamo vivere…
o Quello che ci addolora non poter vivere…
Ma in che modo questi gruppi primari possono influenzare in senso cristiano gli ambienti in cui vivono?
La risposta è semplice: Formando i gruppi secondari, quei gruppi insomma che sono legati al polo sociale della persona e all’ambiente in cui vive; essi rappresentano sempre una risposta ad una esigenza concreta dell’ambiente in cui si è inseriti.
Sono i gruppi che Eduardo Bonnin definisce “gruppi con chi devi”.
Nascono così i vari gruppi di volontariato, di preghiera, di catechesi… che coinvolgono le persone dell’ambiente in cui vogliamo operare.
Tutti questi gruppi di cui vi abbiamo finora parlato hanno un denominatore comune: Il Gruppo primario… sono figli del gruppo primario.
Il Gruppo primario è stato ed è il motore di tutte le iniziative nelle quali non sempre sono presenti tutti i componenti del Gruppo, ma è nel gruppo primario che avviene la verifica, la programmazione. Insomma in questo gruppo condividiamo i nostri sogni… quei sogni che con l’aiuto ora di alcuni, ora di altri, realizziamo nei gruppi secondari.
Ovviamente i gruppi secondari non hanno le stesse caratteristiche di stabilità e coesione tipiche di un gruppo primario. Ogni corsista può far parte di più gruppi secondari, ma sicuramente farà parte di un sol gruppo primario.
È chiaro che la formazione di un gruppo primario non è facile, l’amicizia non può essere programmata; essa deve nascere spontanea, anche in funzione di affinità e di interessi. Non dobbiamo però dimenticare di avere il più meraviglioso dei collanti, cioè l’amore verso Cristo; questo sentimento e la Sua Grazia renderanno possibile ciò che in altri momenti sarebbe stato impensabile.
Inoltre va detto che coloro che hanno da poco fatto il Cursillo, o coloro che trovano difficoltà a formare un gruppo primario, possono inserirsi liberamente in uno dei tanti gruppi secondari, condividendone in pieno l’azione apostolica. E’ però fondamentale avere sempre ben chiaro come obiettivo la formazione dei gruppi primarii.
In una diocesi basterebbero pochi gruppi primari per trasformare gli ambienti…
Adesso sarebbe opportuno interrogarsi sulla natura dei gruppi in ultreya, dei gruppi operativi, del gruppo di coordinamento…. Primari o secondari? Con chi vuoi.. o con chi devi?
L’Ultreya
Incorporati il gruppo e la riunione di gruppo come elementi essenziali della metodologia era ovvio che si raccogliesse l’esigenza di coloro che, dopo aver fatto il cursillo, volevano mantenere rapporti con tutti coloro che avevano fatto la stessa esperienza.
Nasce così l’Ultreya che fin dal primo momento viene definita da Eduardo ed il gruppo fondatore come “la riunione delle riunioni di gruppo”.
Ritengo che il vero senso dell’Ultreya possa essere colto soltanto contemplandola come momento di incontro, di condivisione e di mutuo sostegno di un popolo in cammino.
Con lo spirito dei pellegrini che sostano, senza piantare le tende, prima di riprendere il cammino.
Perché l’Ultreya non è una comunità che si riunisce bensì è una Comunità in cammino… una Comunità di cristiani che cercano tutti di arrivare alla meta, si appoggiano gli uni agli altri, pregano gli uni per gli altri e si ridanno appuntamento più avanti….
Ultreya! è “Un grido di incoraggiamento per andare oltre, un segno di ottimismo perché contiamo sulla Grazia del Signore per non scoraggiarci nel cammino che ognuno di noi si è proposto”. A tale proposito è significativa la prima pagina della Guida del pellegrino.
Quando si perde la consapevolezza dell’essenza dinamica dell’ultreya si perdono di vista gli obiettivi del movimento che come già detto sono l’evangelizzazione degli ambienti mediante gruppi di cristiani che condividono la loro vita ed attività apostolica con lo spirito dei pellegrini.
Nell’Ultreya convergono tutti coloro che hanno fatto il Cursillo ed in essa condividono il loro vissuto, fatto di successi, fallimenti, ansie, gioie… ma sempre visto alla luce del Vangelo.
È un portare la vita di ogni giorno a questo incontro, che deve essere momento di conversione continua, per poi portare l’ultreya nella vita di ogni giorno degli ambienti che frequentiamo. Il ruolo fondamentale del sacerdote nell’ultreya consiste proprio nel renderla non momento di catechesi, ma momento di conversione.
Voglio sottolineare ulteriormente due dei tratti essenziali del nostro movimento: la rivalutazione dell’amicizia e l’azione in gruppo.
Ognuno di noi ha imparato, dopo il cursillo, ad operare sempre insieme ad altri fratelli; nessuno può avere la presunzione di fare da solo meglio che insieme agli altri. Questo aspetto pedagogico è essenziale.

 

 

 

Ai Giovani De Colores
Sivn tutt piccirill, ma sit state semp bell!
V aggia vist crescer e sboccià…
E chian chian maturà…
Che pivilegio aggia pruvat quann i lacrime vostre aggià asciugat!
Che gioia aggia sentut quann i sorrisi so venuti…
Quanta pacienz c è vulut pe va aspettà quann sit carut…
Na mana tesa a V à aspettà ….e che festa quann vi sit decis all’ afferrà!
Gli abbracci, i cazziat, a pasta bianca…. nun so mai mancat ….
E cammenann nsieme a vuje quanta cose M’ aggia imparate…
Aggia capit che nisciun è mai arrivat!
Nun ce stann i post e i livell ma simm tutt bell…si bell pecchè u Pat nuost, che tant c ‘ ha amati, comm a Iss c’ ha criat.
Grazie Papà pi sti creatur che insieme a Te M hanno nsegnat l Ammore!

 

Clelia Renda Coordinatrice diocesana