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Ero Barcellona in casa del carissimo amico Ismael, noto “Isma”, trepidante e pieno di entusiasmo per l’esperienza che mi accingevo a vivere : il trasferimento a Palma di Maiorca dove ero stato invitato alle II Conversazioni di Cala Figuera.
Con Isma passavamo delle ore a parlare del Movimento, di come si viveva nei nostri paesi…delle difficoltà…. dei progetti…. ad un certo punto Isma si alza e scompare in un ripostiglio per riapparire poco dopo con tre doni: una piccola terracotta bianca raffigurante un omino in groppa ad un asinello, un libricino ed un adesivo. Guardai curioso i tre doni e la mia gioia divenne incontenibile: il primo era la mascotte delle I Conversazioni di Cala Figuera celebrate nel 94 in occasione del 50° anniversario della nascita del Cursillo, il secondo una vecchia Guida del Pellegrino in spagnolo, la terza un adesivo trasparente con la scritta “I love R.G” : “love”, naturalmente, anagrammato con il cuoricino rosso.
Ringraziai l’amico per la squisita delicatezza e spendemmo un po’ di tempo per commentare quei tre oggetti carichi di significato. Avevo intuito il significato delle due lettere “R.G.”, ma volli sapere perché erano scritte in maiuscolo. Il volto dell’amico, alla mia domanda, si era illuminato tutto, come se avesse passato tutto il tempo della nostra conversazione in attesa di questa mia domanda.
La risposta fu fulminea e accompagnata da un magnifico sorriso: “porque es un nome proprio” : significa non una riunione di gruppo ma “La Riunione di Gruppo”, è il nome e cognome “compresso” di cinque/sei persone che avendo vissuto l’esperienza del Cursillo formano un tutt’uno con Cristo. L’entità che scaturisce da questa compressione, da questa sintesi , come un piccolo corpo mistico, è la “R.G.”.
Spiegai all’amico Isma che per noi, in Italia, la Riunione di Gruppo e quella che noi facciamo in Ultreya. La risposta fu altrettanto pronta “ es otra cosa … es otra cosa”.
E qui e inizia , così, il mio cammino verso la scoperta della R.G.
La R.G. è lo strumento fondamentale e principale di santità che il Post-cursillo offre ai fratelli che hanno fatto l’esperienza dei tre giorni. Preesiste all’Ultreya: l’Ultreya è l’incontro comunitario per condividere con i membri delle altre R.G. l’esperienza della propria R.G.
E’ il luogo, o meglio l’ambiente, dove si vive e si condivide nella sua più intima forma il fondamentale cristiano, la vita di Cristo in noi, cioè si condivide l’incontro con Cristo, vivo, vicino, portato nella quotidianità della nostra vita. La Riunione di Gruppo quindi è lo strumento di perseveranza del Gruppo stesso e della sua vitalità.
Perchè una riunione di gruppo si trasformi in R.G. è necessario un lungo cammino di amicizia, di perseveranza e di grazia vissuta.
La R.G. vera, reale, è sempre in cammino , è sempre in continua formazione e si distingue per le sue caratteristiche :
Libera e liberante. La partecipazione è un atto di reciproco amore tra i partecipanti: tutti accettano tutti, tutti si sentono accettati da tutti. Ognuno resta nel Gruppo solo ed esclusivamente perché è libero di restare e gli piace restare. Il Gruppo nasce, cresce e si rafforza in un ambiente in cui ognuno sente l’apertura del cuore dei fratelli tanto da indurlo ad aprirsi anch’esso : è il clima liberante della visita al Santissimo durante il Cursillo.
La R.G. è libera e liberante perché non ci sono remore psicologiche (ad esempio la presenza di qualcuno con cui si ha rapporti di interdipendenza nella vita normale lavorativa o familiare); remore psicologiche che tendono ad esplicarsi in varie tipologie di rapporti anomali che vanno dall’ inibizione all’ esibizione, dalla sudditanza al rapporto di dominio. E’ libera e liberante perché la partecipazione è volontaria ed ognuno sente la totale e serena libertà di abbandonare il gruppo quando non lo sente più idoneo alla sua crescita. E’ libera e liberante perché in essa non valgono i soliti meccanismi umani di gruppo in cui emergono leaders e soccombono i deboli, ma tutti viaggiano in cordata, in cui ognuno è, e si sente, anello di sostegno per l’altro.
Piccola: massimo cinque/sei persone, oltre questo numero facilmente si innestano dei meccanismi di controllo di gruppo, camuffati spesso con il senso di responsabilità, che sono molto umani ma deleteri per il cammino di santità: in un gruppo numeroso facilmente riemerge il personaggio, il ruolo sociale, la strutturazione, la gerarchia.
Stabile, consolidato, limpido. La nascita e la vita del Gruppo ha la stessa dinamica dell’ amicizia:nasce da una scintilla, da un piccolissimo nucleo ma poi va crescendo per stratificazioni successive come un cristallo di quarzo. Questa crescita deve avvenire sempre in maniera trasparente e continua altrimenti, il cristallo muore o diventa opaco.
Paritetica: i membri sono membri del Gruppo come persone (e non come personaggi) in cui ognuno ha la possibilità di esprimere la propria personalità in modo che possa sentirsi arricchito dall’altro. Nel Gruppo non ci sono capi, ma relazioni personali paritetiche : tutti a tutti. Quando nasce un capo, un responsabile, o se ne sente l’esigenza, la R.G. o non esiste o sta morendo.
Da cui ne deriva che non rispettano queste caratteristiche e quindi difficilmente potranno raggiungere la loro finalità:
i gruppi numerosi
i gruppi instabili.
i gruppi con relazioni di dipendenza/dominio, di inibizione/esibizione.
Tutte queste caratteristiche i primi cursillisti di Palma le sintetizzavano nelle famose quattro “ESSE” :
Settimanale…….. è uno strumento di vita quindi deve seguire i ritmi della vita: la settimana rappresenta l’intervallo di tempo ideale ed equilibrato per l’incontro di perseveranza.
Serio.…… l’argomento di cui si tratta è l’argomento più importante : la persona, il suo rapporto personale con Cristo. e con i fratelli… questo però non impedisce l’auto ironia : il sorriso non guasta la serietà, la rende più saporita.
Sincero…….. senza finzioni, sena restrizioni mentali, si da quello che si è, non quello che vogliamo far apparire.
sigillato…… a tenuta stagna…riservato… niente esce dal gruppo neppure per osmosi: ciò che viene detto resta sepolto nel cuore di chi ascolta. Questa caratteristica è quella psicologicamente fondamentale per la coesione del Gruppo.
Sono queste caratteristiche che trasformano la riunione di gruppo in nome proprio: “RG”. Con queste caratteristiche la R.G. “ri-crea il termine ‘amico’ e gli dona un senso ed una capacità liberante e creativa”.
Qualche tempo dopo ho scoperto che quanto mi aveva trasmesso con entusiasmo Isma coincideva perfettamente, sostanzialmente e persino lessicamente con il pensiero di Eduardo.
Purtroppo, insieme a questo, ho scoperto che in Italia non solo non esiste la R.G., ma sembra che non sia mai arrivata nella sua integrità.
In Italia, ne è arrivata una parvenza confusa con la riunione di gruppo in Ultreya, alla quale si è cercato di dare la stessa valenza della vera R.G., confondendo inevitabilmente i piani e i fini delle due riunioni. Nell’ultimo libro “Storia di un carisma” Eduardo lascia intuire chiaramente il perché in Italia, come in tanti altri paesi, l’eredità del Post-Cursillo sia arrivata monca, priva del tassello più importante: la RG.
Per fortuna, negli ultimi tempi, abbiamo sentito, a tutti i livelli, da parte dei nostri animatori spirituali più sensibili, l’invito a riscoprire la R.G. non solo come crescita spirituale individuale ma anche come strumento di rivitalizzazione dell’Ultreya: la R.g. come palestra della nostra vita comunitaria. Spetta a noi laici, perciò, riappropriarci, nella sua dimensione autentica, di questo strumento principe che il Movimento mette a disposizione per crescita e perseveranza nella via della santità: forse è giunto il momento di guardare alle fonti e da lì riprendere il cammino verso il Padre attraverso quel piccolo e stretto sentiero tracciato dal Carisma dei Cursillos di Cristianità, che poi è lo stesso sentiero tracciato da Cristo: “dove ci sono due o tre riuniti nel mio nome , lì ci sono io”.
Mi sono più volte domandato che forza di trasformazione, che forza di rottura avrebbe il Cursillo nella nostra società se in tutte le Diocesi esistessero veramente le RG. Io non sono molto forte in proiezioni statistiche, ma ho pensato alle piccole Diocesi, come la mia, dove hanno già fatto il Cursillo 300/ 400 persone. Se i gruppi fossero formati correttamente, come il metodo indica, come minimo dovrebbero esistere 50/60 R.G. Immaginate se solo la metà di queste R.G. avessero come impegno quello di studiare un ambiente e portare almeno uno o due candidati ad ogni Cursillo! Provate a proiettate questo in vent’anni….. !!!
Per Eduardo un dei motivi principali, se non il principale, della mancata perseveranza nel Movimento, e purtroppo anche nella via di santità, deriva proprio dal fatto che molti cursillisti, dopo i te giorni, non “hanno la possibilità” di inserirsi ( lui usa l’espressione “incorporarsi”) e in una autentica R.G.
Ce lo possiamo permettere ?
Efisio Pilloni
Era domenica 20 agosto dell’anno 1944, un gruppo di quattordici giovani raggiunge una villa a Cala Figuera (Mallorca); ad aspettarli c’erano Eduardo Bonnin ed i suoi amici Jaime Riutort e Josè Ferragut, con loro un sacerdote, don Juan Julià.
Incomincia così il primo Cursillo della storia, rivolto ai “lontani”, con una struttura dei rollos radicalmente diversa dalla impostazione di quelli precedenti, adattati alla mentalità dei non credenti, ed avente come elemento centrale quello “Studio dell’ambiente” elaborato da Eduardo ed i suoi amici; mancano il primo e l’ultimo dei rollos che noi conosciamo e che furono inseriti negli anni ’50. Venne inoltre introdotta la celebrazione della Via Crucis come elemento essenziale dell’inizio del corso. Questa nuova esperienza mirava a conquistare il Cuore dei lontani, ad illuminare la loro Ragione e ad orientare la loro Volontà.
Uno di quei ragazzi diventò sacerdote, un altro dirigente importante del Movimento ed in tutti quell’esperienza portò quei frutti di grazia cui siamo tutt’oggi testimoni. Guardo oggi con emozione la foto scattata in quella occasione… sono tutti giovanissimi, uno di loro addirittura indossa pantaloni corti, mentre il giovane Eduardo Bonnin indossa una giacca scura. Sembra una foto qualsiasi, tirata fuori dal cassetto dei ricordi, ma documenta l’inizio di una storia e di una catena d’amore che un giorno ha raggiunto ognuno di noi.
La mente ritorna all’Ultreya Mondiale del 2000, rivedo il caro Eduardo che, con passo vacillante e grande trepidazione, si inginocchia davanti al Santo Padre… ed il ricordo di quell’Ultreya! pronunciata dal Papa mi riporta alla vecchia fotografia. Sembrano immagini così lontane, e non solo nel tempo: una foto sbiadita e Piazza San Pietro gremita di una folla colorata proveniente da ogni parte del mondo, esse però sono le icone di ciò che la Grazia di Dio riesce ad operare.
I nuovi corsi, secondo gli schemi proposti da Eduardo, incominciarono a tenersi, con cadenza circa annuale tra lo scetticismo generale: dal 1944 al 1948 se ne tennero cinque di cui quattro guidati da Eduardo e l’altro dall’architetto Jose Ferragut.
I nuovi corsi, sempre rivolti ai soli uomini, non vennero numerati progressivamente, ma ad essi si fece riferimento con la sola indicazione dell’anno. Alla cerimonia di chiusura di quello del 1946 partecipò per la prima volta il Delegato diocesano, don Josè Dameto; questa presenza è indicativa del peso crescente che i nuovi Cursillos stavano assumendo.
Per inquadrare bene questa fase storica dello sviluppo del Movimento dei Cursillos di Cristianità è importante precisare che nel frattempo continuavano a tenersi i “Cursillos de Jefes de Peregrinos” e che, sia pur con scarso entusiasmo, il gruppo dei fondatori operava ancora all’interno dell’Azione Cattolica. A Maiorca pertanto vi erano giovani che avevano fatto l’esperienza dei Cursillos di formazione per le guide del pellegrinaggio a Santiago de Compostela ed altri che avevano partecipato ai nuovi Cursillos impostati secondo le idee di Eduardo ed i suoi amici.
In questa fase si aggregò al gruppo fondazionale dei nascenti Cursillos l’avvocato Andres Rullan, uomo di grande capacità organizzativa, che avrebbe contribuito a dare un diverso e più forte dinamismo al Movimento dal 1949 in poi. Questo gruppo di giovani, inoltre, incominciò a destare l’interesse di alcuni brillanti sacerdoti, fra questi padre Gabriel Seguì che tenne loro un corso sullo studio e meditazione dei Vangeli. Lentamente si delineava la struttura di una Scuola Responsabili cui diede un valido contributo un altro sacerdote, don Sebastian Gayà, nominato nel 1947 responsabile diocesano del gruppo giovanile; era una figura carismatica ed un leader prestigioso.
Successivamente questa “Scuola” fu tenuta in alta considerazione dal Vescovo di Palma di Maiorca, che riceveva settimanalmente i suoi componenti nel palazzo episcopale. Si profilava pertanto in questa fase il riconoscimento da parte ecclesiale dell’operato del gruppo giovanile che sperimentava la nuova tipologia di Cursillos, cosa di per sé estremamente positiva, ma che apriva la strada ad una crescente influenza della gerarchia nel processo fondazionale del Movimento.Don Sebastian Gayà, nella fase preparatoria al grande pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, diede un efficace contributo, introducendo l’Ora Apostolica, alla redazione di un piccolo libretto tascabile contenente preghiere e meditazioni che avrebbero contribuito alla spiritualità dei giovani lungo il cammino; questo libretto venne chiamato “Guida del Pellegrino”.
Ma, come sempre accade, il diavolo non stava a guardare con le mani in mano…
Si capisce facilmente che lo spirito innovativo degli iniziatori ed i nuovi corsi (così diversi!) abbiano fin dal primo momento innescato controversie e tensioni, specialmente con gli adulti di Azione Cattolica. Le prime controversie riguardarono l’eterogeneità dei partecipanti che Eduardo aveva voluto ad ogni costo e che non era ben accetta in ambienti abituati ad utilizzare un linguaggio specifico del livello sociale, culturale e spirituale della platea.
Inoltre l’entusiasmo contagioso dei partecipanti ai Cursillos, il loro modo diverso di pregare, così vigoroso, la loro ironia verso coloro che definivano “i beati”, incominciò a dare fastidio agli ambienti cattolici tradizionali… insomma si ripeteva l’atteggiamento del fratello maggiore nella parabola del figlio prodigo…Un uomo chiamato Giovanni…
In quegli anni si verificò un evento che avrebbe avuto conseguenze straordinarie per lo sviluppo del Movimento. Mons Juan Hervàs, della diocesi di Valencia, fu nominato vescovo della diocesi di Mallorca; era un uomo di grande intelligenza e di carattere autoritario, radicale nel rispetto dell’ortodossia e molto giovane, aveva infatti 42 anni.
Correva l’anno 1946 ed Eduardo per la terza volta aveva guidato come rettore un nuovo Cursillo.
Il Vescovo designato, per preparare in suo arrivo nell’isola, inviò un suo delegato per prendere contatto con la realtà che lo aspettava. In questa fase Bonnin si preoccupò subito di mettere al corrente il rappresentante del nuovo Vescovo delle attività dei giovani di Azione Cattolica e, soprattutto, della nuova iniziativa apostolica che stava mettendo a punto. Egli temeva che le polemiche interne ed una cattiva informazione potessero mettere in cattiva luce i nascenti nuovi Cursillos agli occhi del pastore.
Quando mons Hervas arrivò, il 1° Marzo del 1947, a Mallorca trovò ad accoglierlo una moltitudine festante di persone tre le quali tantissimi giovani che avevano vissuto l’esperienza dei nuovi Cursillos.
Il 28 agosto del 1948, finalmente, ebbe luogo il pellegrinaggio a Santiago… 70.000 giovani provenienti da ogni parte di Europa e perfino dall’America Latina si radunarono intorno alla tomba dell’Apostolo Giacomo. Il Papa Pio XII rivolse a loro un discorso radiofonico prima della S. Messa, celebrata a mezzanotte all’aperto; tutte le chiese rimasero aperte durante la notte per accogliere i giovani in preghiera.
I giovani partecipanti della diocesi di Mallorca furono oltre 600 tra i quali il gruppo che aveva pensato, pregato e realizzato i Cursillos che oggi chiamiamo di Cristianità; tutti portavano con sé un libretto chiamato “Guida del pellegrino”, redatto in modo radicalmente diverso rispetto ai libretti di preghiera dell’epoca.
Al loro rientro ad accoglierli nel porto vi era una folla di circa 50mila persone. Don Sebastian Gayà, in qualità di responsabile diocesano dei giovani, rivolgendosi da un balcone alla folla pronunciò una frase che avrebbe dato nuovo impulso apostolico a tutti i partecipanti: “Siamo andati a Santiago per santificarci… Adesso che faremo?”.]]>